Vorrei raccontarti la storia di Anna.
Anna mi ha contattata per la prima volta circa un anno e mezzo fa, dicendomi di sentirsi come se fosse intrappolata in un deserto, con il mondo che le passava accanto senza riuscire a farne parte. La vita degli altri guardata attraverso un vetro. A farle compagnia, nell’isolamento, un disperato bisogno di sentirsi amata e capace di amare, unito alla convinzione che questo, per lei, non sarebbe mai stato possibile. “Ma forse tu puoi aiutarmi?”. “Non so Anna, lo scopriremo insieme”.
Dopo qualche incontro individuale, Anna decide di partecipare al gruppo MBSR. Frequenta poche sessioni, a un certo punto smette. Dice che non c’è nulla da fare, che gli altri sono diversi da lei. O meglio: è Anna a esser diversa. Gli altri sentono e lei non sente niente, loro scoprono e cambiano, Anna no. Anna è piena di pensieri, a cui crede come fossero macigni: “Sono incapace”, “Non c’è speranza per me”, “E’ bene che mi rassegni”.
Poi, siccome la vita ti sorprende, arriva una relazione sentimentale. Anna, dopo anni di solitudine, quasi non ci può credere: “E’ possibile anche per me!”. Lo sguardo si fa luminoso, il cuore si apre alla speranza. La relazione, però, è di quelle complicate. Nulla di così diverso da tante altre di cui si sente parlare, ma Anna inizia ad agitarsi. Perché, ora, è convinta che l’unico modo per star bene sia avere un uomo accanto. Ma non uno qualsiasi: uno che sia disponibile sempre. Se così non può essere, che senso ha la sua vita? Anna fa confusione e trasforma la sua aspirazione, un amore intimo, che scalda senza troppe interruzioni, in una medicina per essere felice. Anna pensa: “Nulla ha senso, e io non valgo niente, se al mio fianco non ho qualcuno con cui pianificare i fine settimana e le vacanze estive”. Le chiacchiere fuori dalla scuola del figlio, le pizze che con gli amici, un balcone fiorito, sono di nuovo al di là dal vetro.
Anna decide di fare un altro percorso di gruppo. “Mi sono iscritta in un momento di follia”, precisa, intendendo dire che per lei la stravaganza è pensare che qualcosa possa cambiare, perché si sa, la speranza è rischiosa se poi si è delusi. “Ho fatto bene?”. “Sì Anna, hai fatto benissimo”. Ma non so esattamente cosa accadrà. Questa volta, Anna va fino in fondo. Non senza insistere, però, che è stata un’esperienza terribile: gli altri erano diversi, più bravi certamente di lei a esser felici. Si è vergognata moltissimo e non vedeva l’ora che finisse.
Nonostante tutto, prosegue gli incontri con me. Un giorno, viene a trovarmi sorridente, gli occhi che di nuovo luccicano. Mi racconta, tutta accorata, di aver fatto una scoperta incredibile. Si è accorta che i pensieri sono molto seduttivi e che, se dà retta ad alcuni, quelli che le fanno compagnia da una vita, si avvilisce da matti… ma se segue, invece, quelli che meno conosce e che per questo le appaiono più folli, e sceglie di prendersi cura di sé momento per momento, senza aspettare che qualcuno la salvi, allora questo cambia tutto. Anna si ritrova, incredula, a sentirsi felice. L’altro giorno ha insegnato al figlio come si cucina una pasta, e ha deciso che quest’anno addobberà persino la casa per Natale.
La relazione complicata? Dopo un’interruzione, continua. Non si sa come andrà a finire, ma per ora è disposta a viverla per il solo piacere di non avere rimpianti. E questo le basta per sentirsi piena di energie.
A volte i percorsi che facciamo sono diversi da come li avevamo immaginati. Abbiamo un’idea fissa, quasi ossessiva, di ciò che dovrebbe accadere, in quali modi e tempi, e di come dovremmo essere per vivere finalmente, anche noi, un po’ felici e in pace. Ma quando ci accorgiamo che il nostro stare con noi stessi e nel mondo è in gran parte determinato dai pensieri ai quali crediamo di più, e scopriamo che possiamo lasciarne andare alcuni, allora le cose possono iniziare a cambiare per davvero.