Ti va di dirmi cos’è, per te, la gentilezza?
“La gentilezza è quell’abbraccio che dedichi a te stesso o agli altri quando qualcosa diventa difficile”
“È vedere l’altro, che sia un essere umano, animale e vegetale, e trattarlo con amore perchè non si sciupi” Paola
“È una forma di eleganza, ammorbidire gli spigoli delle relazioni”
“Una carezza nel caos quotidiano”
“Un modo di essere”
“Non pretendere troppo, restare umani”
In questi giorni, su Instagram e in Newsletter, ho chiesto il vostro contributo: Ti va di dirmi cos’è, per te, la gentilezza?
La gentilezza sembra avere diverse direzioni: verso noi stessi, verso gli altri, verso il mondo intero. Scrive Teresa: “Per me la gentilezza è un modo di stare al mondo, guardando con occhi amorevoli e toccando con delicatezza ciò che mi sta intorno”. Diverse persone hanno descritto la gentilezza come un modo di essere nel mondo. Qualcuno ha persino detto che la gentilezza è “un modo che potrebbe salvare la vita ai pazienti psichiatrici, ai malati, ai bambini e agli animali”.
Mi ha colpita, in particolare, questa testimonianza:
“Per me la gentilezza è un modo di porsi verso gli altri con attenzione e sincero interesse, che andrebbe rivolto anche verso noi stessi. Per me che lavoro in un ente pubblico è accogliere i bisogni di chi chiede e cercare di risolverli. Il fatto che molti mi dicano: ‘Come è gentile, la ringrazio per la sua gentilezza’ mi fa pensare male…
Il rimando alla gentilezza come accoglienza, come sintonizzazione, ricezione e presa in carico dei bisogni altrui, compare spesso nelle vostre risposte.
Sembra anche che la gentilezza, e l’empatia senza la quale la gentilezza è solo una forma, sia impossibile senza la sospensione del giudizio. Forse questo spiega perchè a volte la gentilezza nasce spontanea, mentre altre richiede impegno, persino sforzo. Come ricorda Sara:
“Per me la gentilezza è sentirmi a mio agio e allo stesso tempo far sentire a mio agio le persone che mi stanno accanto (che le conosca o meno). Può essere facile e automatico oppure può richiedere un impegno (persino sforzo). Per esempio, un caro amico ha sofferto di depressione per molti anni e capivo che aveva piacere di sentirmi ma non di vedermi: interagire con lui in quel lungo periodo ha richiesto una gentilezza che a volte mi veniva facile (beh ovvio che rispetto i suoi tempi e modi, gli voglio bene!) e altre volte ha richiesto molto impegno (uffa, ma tutte le volte che mi dice che si fa vedere e poi mi bidona!! Sono proprio stufa… no vabbè, dai, tra qualche giorno gli scrivo)”
Le parole più frequenti per parlare di gentilezza sembrano essere: ascolto, attenzione, e cura. Ma anche sorriso, abbraccio, carezza e cuore, forse a ricordarci che le gentilezza non è un esercizio intellettuale, ma un gesto concreto.
A volte, la gentilezza è il rispetto da cui tutti traggono vantaggio. Scrive Valentina:
“Gentilezza per me è rispetto e attenzione verso il prossimo, sia conosciuto sia sconosciuto. Essere gentili permette di creare un clima sin da subito cordiale, non necessariamente affettuoso ma sufficientemente rispettoso dei bisogni e delle necessità proprie e altrui, al fine di vivere meglio, insieme, nel mondo”
Per qualcuno, invece, la gentilezza è fare un passo indietro:
“Una forma di rinuncia, di primordiale ascolto, un modo di fermarsi e lasciar passare tutto il resto del Mondo… e attendere il proprio turno”.
Altre volte la gentilezza è una sospresa, quel gesto in più che non ti aspetti, “come il sorriso della barista che mi porge il caffè guardandomi negli occhi”.
Tu e la gentilezza
Prendi carta, penna e un momento per te, libero da interruzioni, per rispondere a queste domande:
- Le prime tre parole che ti vengono in mente, quando ti dico gentilezza
- È un moto dell’animo che arriva nei momenti difficili, una cura quotidiana o entrambi?
- Affinchè la gentilezza possa manifestarsi, quanto conta la capacità di sospendere giudizi e pregiudizi?
- Compila la frase: “L’ultima volta in cui sono stato gentile con qualcuno, mi sono sentito…”
- Compila la frase: “L’ultima volta in cui qualcuno è stato gentile con me, mi sono sentito…”
- Che emozioni associ alla gentilezza?
Questo è l’ultimo Medita con Caro prima della pausa estiva. A partire da settembre, Medita con Caro cambierà nome perchè quest’incontro non è solo meditazione, ma una proposta che, con il suo discorso iniziale e la condivisione in coppie e in gruppo (che non vengono registrate per permettere a tutti di sentirsi a proprio agio), vuole essere fonte di riflessione, ispirazione e fiducia nel fatto che possiamo sempre imparare e crescere. A presto! Caro