In Semplicemente Single, nel capitolo dedicato alla solitudine, facendo ricorso alla lingua inglese che spiega bene questa differenza, distinguo tra due tipi di solitudini: feeling alone e being alone.
Feeling alone è il sentirsi soli, il volersi connettere con gli altri e non riuscirci. È un’emozione che tutti possiamo provare, di tanto in tanto, persino in mezzo a una folla. Se è associata al timore di avere qualcosa che non va e di non contare per nessuno, può diventare particolarmente dolorosa e difficile da gestire.
Being alone rappresenta, invece, la solitudine come scelta per ricaricarsi, riflettere, riposarsi. È, per molti, anche lo spazio in cui nascono le idee creative.
Qui voglio parlarti di come fare la transizione da solitudine come emozione subita, a solitudine come scelta che nutre. Da feeling alone e being alone.
Le mie solitudini
Ho conosciuto la solitudine struggente in diversi momenti della mia vita. E siccome era dolorosa, per tanto tempo l’ho considerata un nemico, un tarlo, una condanna. Poi, qualcosa è cambiato.
Se dovessi fare la mia storia della solitudine, ti direi:
- Ho conosciuto la solitudine sin da quando ero bambina. Un po’ perchè ero figlia unica, un po’ perchè mi sentivo diversa dagli altri bambini e un po’ perchè, a volte, mi sentivo incompresa sia dai miei coetanei che dagli adulti. “Dottore, io mi sento sola da sempre” è stata una frase dolorosissima da pronunciare, ma anche molto importante, durante la mia prima psicoterapia.
- Anche da adolescente, nonostante le apparenze da ragazza popolare e sicura di sè, la solitudine ha continuato a farmi compagnia. Ero molto sensibile al giudizio e piena di insicurezze che raramente svelavo.
- Non sorprenderà che, da adulta, nonostante la diagnosi, a 19 anni, di Disturbo Borderline della Personalità e di Disturbo d’Ansia, ho per tanto tempo faticato a togliermi la maschera della persona “forte”. Ancora nei miei trent’anni, quando le diagnosi erano ormai sciolte, chiedere aiuto era per me una sorta d’impresa e non mi rendevo conto di quanto questa difficoltà mi isolasse dagli altri.
- Negli ultimi anni, diverse operazioni all’occhio sinistro, di cui alcune in emergenza, mi hanno fatto conoscere la solitudine che è inevitabile provare su un letto d’ospedale, o quando si scende in sala operatoria, o quando ti senti così vulnerabile che ti mancano le parole. Per fortuna, ho chiesto aiuto sempre, e ne ho ricevuto tanto. Ne sono molto grata.
Da dove nasce la solitudine?
C’è al mondo una solitudine così grande che la puoi vedere negli scatti lenti delle lancette di una sveglia.
Charles Bukowsky, “Il punto cruciale”
Nel tempo, ho capito che la solitudine non è data dalla mancanza di socialità o d’impegni, ma dalla difficoltà di elaborare le emozioni, che finisce con il disconnetterci da noi stessi e dagli altri.
Mi sono sentita sola, per anni, non perché non fossi amata o non fossi capace di amare, ma perché facevo fatica ad accogliere e gestire alcune emozioni. E la mia esperienza di psicoterapeuta e di insegnante di mindfulness mi dice che questo vale non solo per me.
Rimedi per sentirsi meno soli
Sulla solitudine e i suoi rimedi. Come dico in Semplicemente Single (scarica qui un estratto), la risposta al sentirsi soli non consiste nel socializzare di più, ma nel riscoprire la possibilità di fare amicizia con noi stessi e con ciò che proviamo, così che le emozioni diventino informazioni utili che suggeriscono azioni appropriate, e non messaggi confusi che ci isolano dal mondo con la loro forza dirompente. La psicoterapia, la mindfulness, la psicoeducazione servono proprio a questo.
Per sentirci meno soli, dovremmo (re)imparare:
- Nell’arco delle nostre giornate spesso indaffarate, a fermarci per prendere contatto con la nostra interiorità (prova, se vuoi, con il mindful check-in di Mente Calma Cuore Aperto).
- A dare valore a tutte le emozioni. Se sei cresciuto in un ambiente famigliare e culturale in cui hai dovuto, per esempio, imparare a reprimere la rabbia, o a ingoiare le lacrime o, ancora, a reprimere la paura… è probabile che questo influenzi, da adulto, la tua capacità di gestire queste emozioni. Potresti fare fatica a legittimarle, e a regolarle in modo tale che non ti travolgano (potrebbe interessarti, a questo proposito, il Decalogo sulla Salute Mentale spiegato punto per punto).
- A sapere che le emozioni sono fenomeni con una componente fisica e mentale, e che vengono amplificate quando crediamo ciecamente ai pensieri che le accompagnano. Tutti noi attraversiamo momenti di solitudine, indipendentemente dall’essere single o in coppia. Ma, se nei momenti di solitudine, arrivano pensieri come: “Non sono abbastanza”, “Nessuno mi ama”, “Ho qualcosa che non va”, allora la solitudine diventa un nemico da cui fuggire a gambe levate.
- A vedere che i pensieri sono solo pensieri, e non verità assolute, e a lasciarli andare così che, nel tempo, possano farsi leggeri come nuvole invece che pesanti come sassi. La meditazione è uno strumento potentissimo per imparare a farlo, senza forzature.
A presto,
Caro