Meditazione sul respiro a partire da 6’20”
Stare. L’invito a stare con ciò che proviamo può essere facilmente frainteso.
Innanzitutto perché, quando siamo alle prese con la sofferenza psicofisica, la prima reazione che si potrebbe avere è: “Ma stacci tu con questa esperienza: io me ne voglio liberare!”. Una frase che significa, anche se spesso non ne siamo consapevoli: voglio continuare a ripetere gli stessi meccanismi che mi tengono impigliat* qui, non saprei che altro fare.
Eppure, stare non è una condanna. Non significa provare un’emozione per sempre, come in una maledizione. La sciagura, quella vera, è la resistenza a ciò che è. Ci riporta ogni volta all’inizio della strada senza capirne il perché, come se la vita potesse scorrere solo per gli altri mentre noi la guardiamo dal finestrino.
Stare è onorare. Onorare che l’insieme di sensazioni fisiche, pensieri, immagini ed emozioni che proviamo… fa parte di questo momento, per la semplice ragione che c’è questa esperienza e non un’altra.
Quando la vita ci fa paura e facciamo tanta fatica ad accogliere ciò che è, stare diventa metterci una mano sul cuore e ricordarci che siamo umani. A nessuno di noi piace soffrire ma tutti possiamo “imparare a tremare” (cit. Chandra Candiani).
Stare come smettere di aggrapparci a ciò che, seppur claustrofobico, ci conforta nella sua familiarità. Lasciar andare pensieri come: “Non vado bene”, “È un disastro”, “Che ne sarà di me” così come i loro opposti onnipotenti. Rinunciare alle certezze di racconti raccontati troppe volte, e correre il rischio di precipitare per poi scoprire che, ogni tanto, possiamo anche un po’ planare.
Stare come tornare. Al respiro, al suono più vicino, alla temperatura dell’aria a contatto con la pelle. Ritrovarsi di nuovo con la testa per aria e tornare a sentire la mano. Nella sua semplicità, è un esercizio rivoluzionario.
Stare come conoscere. Riscoprire il gusto della curiosità come antidoto all’impazienza, e la fiducia nel fatto che possiamo fermarci e smettere di fuggire e attaccare e di fare le schegge impazzite per non sentire.
Stare per scoprire che stare non è poi così male, ma che è persino un po’ rilassante, nostante la vita resti, a tutti gli effetti, un grande casino.