Ed eccoci al quarto pilastro dello speciale #unpilastroallavolta, da un’idea di Maria Adele Piccardo (aka @meglioadele). L’illustrazione è di Marzia Calypso Pulghè (aka @goterosa). Mi trovi su Instagram come @semplicecaro.
Fidarsi di sé stessi e delle proprie antenne non è scontato
Quando ho fatto la mia prima psicoterapia, ricordo che il mio analista mi diceva che le mie antenne funzionavano molto bene, il problema era che non le ascoltavo. Ai tempi non lo sapevo, ma la sua era un’affermazione molto mindful che si può applicare a tanti di noi.
Oggi che lavoro come psicoterapeuta e insegnante di mindfulness, incontro spesso persone con antenne meravigliose, molto potenti e anche molto precise che, a causa della loro storia, non valorizzano ciò che sentono come dovrebbero.
Perchè alcune persone non si fidano di sè stesse
Magari sono state, per tanti momenti della loro vita, esposte alle frequenze interferenti e intrusive di altri esseri umani che hanno sentito l’esigenza (per le loro paure e i loro vissuti non elaborati) di imporre a chi amano il proprio modo di sentire. Così, quando gli pare di captare un suono diverso, temono di sbagliarsi. O che verranno abbandonate se osano dire che la musica gli sembra un’altra, o che desiderano l’oltraggio di una melodia nuova.
Alcune sono cresciute con degli stardard irrealisticamente elevati. Quando hanno incontrato la delusione, il fallimento e l’errore che fanno parte dell’esperienza di ognuno di noi, si sono scoraggiate e perse d’animo pensando di essere sbagliate, che le loro antenne evidentemente non funzionavano bene o, in ogni caso, avevano perso le istruzioni per usarle.
Infine, ci sono persone che si convincono di non averle proprio le antenne, e si affidano disperatamente a qualcuno che dica loro in tutto e per tutto come va il mondo e come starci nel modo migliore possibile.
Quando chi fa il mio mestiere incontra qualcuno che è in crisi con le proprie antenne, ha una grande responsabilità. È facile, per alcuni che traggono piacere e proventi dalla manipolazione, sguazzare felicemente nella loro insicurezza e nel loro desiderio di dipendere, giungendo persino ad amplificarli per il proprio tornaconto personale. Ma un professionista eticamente corretto, che condivida profondamente il valore della gentilezza e voglia davvero il bene di chi gli chiede aiuto, ha da prendere una strada completamente diversa. Deve aiutare a recuperare la fiducia.
Recuperare la fiducia in noi stessi grazie alla mindfulness
La meditazione (a volte integrata con la psicoterapia) è un modo per recuperare la fiducia in noi stessi. Ogni volta che lasciamo andare i pensieri che ingolfano la mente per tornare al respiro (o al corpo, o comunque all’esperienza sensoriale di questo momento) facciamo un passo verso la nostra saggezza che è sempre stata lì e aspettava solo di essere riscoperta.
Ci permette di vedere come ci muoviamo costantemente tra due piani. La vita che scorre, con il suo carico di eventi temuti, desiderati, rimpianti e fantasticati, e il nostro commento che tenta di afferrarla, respingerla, evitarla o bloccarla.
Scopriamo che riposare nella consapevolezza di quello che c’è senza affannarci a cambiarlo, anche se può farci paura, è in realtà un’esperienza tranquillizzante e ricca. È in questa pace che sorgono, spontanee, la chiara visione e l’intuizione.
Quando abitiamo di nuovo la nostra saggezza, non avremo la certezza di avere ragione, né di fare la scelta più giusta. Ma sapremo ascoltarci sapendo che, se anche dovessimo sbagliare, non solo resteremo interi, ma impareremo lungo il percorso diventando pienamente noi stessi.
Strumenti per coltivare la fiducia in te stesso
Ecco un paio di strumenti che possono aiutarti a coltivare la fiducia in te stesso.
Una breve riflessione guidata
Rifletti su come è andata la tua vita sinora. Ricorda che siamo tutti umani e prova, per un momento, a sospendere il giudizio. Diventa curioso della tua storia, come fosse quella di qualcuno che ami, e prendi un foglio e una penna. Fai un elenco di tutte le difficoltà che hai incontrato, degli ostacoli che hai superato, di quali sono state le qualità che ti hanno permesso di farlo. Puoi anche includere errori e fallimenti, a patto che diventino un’occasione per riflettere su cosa puoi imparare da queste esperienze, così da essere più saggio nel presente.
Lascia cadere la storia dell’inaguatezza
Nei prossimi giorni, osserva tutti i pensieri che ti dicono che non ti stai dando fiducia. “Sbaglierò di certo”, “Non posso permettermi di fare errori”, “Chissà cosa penserebbe Alberta se solo osassi…”, “Non ce la farò mai ad essere come Tommaso” sono solo alcuni esempi. Se vuoi, puoi aggiungere i tuoi più personali.
Quando ti accorgi che uno di questi pensieri ti sta facendo visita, riconoscilo, lascialo andare e torna al respiro. Ricorda che è solo un pensiero, non una verità assoluta. Ti dico già che, se ne sei molto convinto, tornerà. È la forza dell’abitudine. Ma se coltivi la pazienza e torni al respiro più e più volte, vedrai che a un certo punto si farà più leggero.
Medita, medita, medita
Infine, so che l’ho già detto ma ricordar non nuoce, sappi che meditare è un toccasana per ritornare a noi stessi e scoprire che, anche se tutti abbiamo da fare un po’ di lavoro, andiamo anche molto bene così come siamo.
Buona pratica, Caro