Breve storia della mia ultima analisi
Spesso mi capita che le persone si rivolgano a me perchè si sentono insicure, e mi chiedono se la pratica può aiutarle, e in che modo, ad aumentare la loro autostima. Non sanno che, per tantissimi anni, io stessa ho avuto più di un dubbio sul mio valore. Ricordo ancora una delle prime frasi pronunciate, tanti anni fa, come paziente nella prima seduta della mia ultima psicoterapia: “Meno male che ero una bambina carina e intelligente, altrimenti non avrei avuto amici”. Come se, da quando riuscivo a ricordare, e fino ad allora, avessi sempre vissuto indossando una corazza, un’immagine rassicurante volta a tenere ben nascosta agli altri quella parte di me che si chiedeva: “Ma se mi conoscessero per davvero, continuerebbero ad amarmi?”.
La psicoterapia è andata molto bene. La mia analista didatta è stata straordinaria, incrollabile e accogliente mentre mi impegnavo seriamente a dare il peggio di me per poi scoprire che non era così tremendo, o che non lo era affatto. Da qualche parte avevo capito che dovevo concedermi, almeno con qualcuno, di essere autentica. E credo che questo coraggio me lo abbia dato, in parte, la pratica della mindfulness.
Come la mindfulness aiuta l’autostima
Sul concetto di autostima, e su quanto nella nostra società sia troppo spesso legato al raggiungimento di un risultato e non all’idea che abbiamo valore a prescindere da raggiungimenti e cadute, ho già detto altrove e ti invito, se questo è un tema rilevante per te, a esplorare la pratica della self-compassion.
Ma già la meditazione sul respiro, da sola, aiuta a vedere, o quanto meno insinua il dubbio, che siamo molto meglio di quanto non crediamo. Ogni meditante sa, sedendosi, che i pensieri di cui forse sperava di liberarsi verranno a fargli visita. Pensieri sulle cose fatte, su quelle da fare, su ciò che avremmo voluto dire, su quello che potrebbe accadere, su quanto è simpatico Caio e sgradevole Tizio… Tra questi pensieri, ci sono anche quelli che ci dicono che non siamo stati, non siamo e non saremo mai abbastanza: simpatici, belli, brillanti, all’altezza e mettici un po’ tu quello che senti vero per te.
La pratica ci permette di vedere che sono solo pensieri, leggeri come nuvole, e non verità assolute, pesanti come sassi. Non solo. Nel tempo, scopriamo che essere perfetti, qualsiasi cosa questo voglia dire per noi, non solo è un fardello molto faticoso da portare, ma non è poi così importante. Nessuno di noi è perfetto, ma tutti noi siamo ok.
Le affermazioni positive nelle parole di Pema Chodron
È un fatto, questo del doverci migliorare un po’ ma dell’andare anche bene così come siamo, di cui non dobbiamo convincerci, perchè con la pratica diventa una verità che possiamo sperimentare direttamente. Senza aggrapparci a certe affermazioni positive che vanno tanto di moda. Concludo citando Pema Chodron, quando dice:
“Le affermazioni positive sono come urlare che sei ok per coprire quel sussurro che ti dice che non lo sei… Forse non sei ok. Be’, se non lo sei non è una catastrofe. Nessuno di noi è ok, ma tutti noi siamo ok”.
Non so che effetto faccia a te, ma a me ricorda un po’ il bambino che ha osato gridare che l’imperatore era nudo, nella nota fiaba di Hans Christian Andersen.
Buona pratica,
Caro