Meditazione a partire da 3’40”
Siamo tutti pessimi meditanti
Il programma MBSR è iniziato da poco, e l’altro giorno una persona, che chiamerò Sara, mi ha inviato un messaggio su Instagram per dirmi che si sente in difficoltà: “Mi sembra che per gli altri sia facile, ma io fatico tanto a concentrarmi e a rilassarmi. Continuo a ripetermi che dovrei fare meglio, ma non ci riesco. Altre volte, invece, mi accorgo di crogiolarmi in pensieri che mi dicono quanto sono poverina e sfortunata e stanca, ma mi pare eccessivo anche questo”.
Sara non lo sa ancora, ma in realtà non è sola. Diverse persone sono convinte di non essere capaci di meditare, o di essere davvero poco portate. Anch’io, seguendo il criterio di Sara, sono una pessima meditante. Capita che mi sieda e, mentre sono seduta, la mia mente vaghi verso situazioni che mi preoccupano, o che mi fanno arrabbiare, o che mi rattristano. Oppure, costruisce dialoghi immaginari con persone che, vi assicuro, non sono con me nella stanza. A volte mi perdo in fantasie di vario genere, o in questioni triviali: “Ho ancora le polpette nel freezer?”, “Devo ricordarmi di chiamare per quella visita medica, è un mese che la rimando”.
Sorridi alla tua nevrosi
Meditare non vuol dire scacciare la nostra nevrosi, ma vederla in azione. Non è correggerci, ma conoscerci. Fare amicizia con noi stessi, come spesso si dice nella tradizione del Buddhismo Shambala. Il punto non è smettere di sentire, o provare solo emozioni positive, ma iniziare a osservare quello che succede senza pretendere che le cose siano diverse, e senza essere così identificati con ciò che proviamo.
Per farlo, anche le parole che usiamo in relazione al nostro sentire una determinata emozione sono importanti. Quando viviamo la tristezza, la rabbia, l’ansia, la gioia e tutte le altre emozioni, tendiamo ad usare un linguaggio che toglie spazio tra noi e ciò che stiamo provando. Per esempio, se proviamo rabbia, diciamo: “(Io) sono arrabbiato”. Ho scoperto recentemente che in portoghese la faccenda è un po’ diversa, e per la stessa situazione si dice: “Eu estou com raiva” (“Io sono con la rabbia”).
La prossima volta che senti un’emozione, invece che giudicarti, o cercare subito un modo per liberartene, prova a conoscerla. A stare con lei. Cosa noti? Come si manifesta quest’esperienza? Ti aiuterà a vedere che non sei le tue emozioni, ma che sei attraversato da un’esperienza passeggera. Non ti fidi? Chiediti come ti sentivi cinque minuti fa, un’ora fa, ieri, settimana scorsa…