Sederci con noi stessi, osservare la nostra mente indaffarata e caotica, e ripetere con pazienza la scelta di tornare più e più volte al respiro (o al corpo, o a suoni) è un atto di saggezza che permette di connetterci, nel tempo, con quel luogo di pace nel quale sappiamo che tutto va come deve andare e dal quale sorgono spontaneamente le intuizioni più profonde, le grandi
ispirazioni creative, e l’amore.
Ma siccome non pratichiamo per diventare bravi a meditare, ma per diventare bravi a vivere, è importante lavorare con il nostro atteggiamento rispetto alle incombenze di tutti i giorni.
Questa settimana, qualsiasi cosa dobbiate fare, fatela con attenzione e amore totali. Che sia stirare una camicia, riordinare la scrivania, presentare un progetto importante o cambiare un pannolino, siateci pienamente. Osservate tutti i pensieri che interrompono il vostro essere tutt’uno con quello che state facendo (“Detesto fare questa cosa”, “ Che noia”, “Ah se solo fossi ancora in vacanza”, “Dovrei potermi occupare di ben altro”). Considerateli, semplicemente, pensieri extra, e lasciateli andare. La vostra missione è prendervi cura di ciò che va fatto.
A conclusione della vostra giornata, osservate che sapore ha la vita quando entriamo nel suo flusso invece che costantemente commentarla.
Buon inizio di giornata a tutti, e buona pratica.

Autore: Carolina Traverso
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D’Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l’Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l’India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle. Da qualche anno vivo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero.
Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l’Asia. A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una decina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.