L’altro giorno pensavo che, in certi momenti, mi piacerebbe potervi dire che ho un rimedio che ci farà vivere per sempre felici e contenti. Purtroppo, che io sappia, non esiste una cosa del genere.
Ci sono, però, due modi di vivere la vita: inconsapevolmente, e consapevolmente. Nel primo caso, trascorriamo le nostre esistenze in balia di fantasie, rimpianti, preoccupazioni e automatismi. Non guardiamo questo momento per quello che è, ma per quello che crediamo debba essere o temiamo che sia. Ci agitiamo se persone e situazioni non sono come le vorremmo, e anche per quanto riguarda noi stessi potremmo pensare di non andare mai abbastanza bene e che ciò che proviamo, in un modo o nell’altro, fa di noi delle persone sbagliate.
Per esempio, torniamo in un posto dove mancavamo da un po’ di tempo, veniamo improvvisamente visitati da ricordi di vicende dolorose, e iniziamo a spaventarci e a criticarci perché credevamo di averle superate. Oppure, il medico ci dice che dobbiamo fare un approfondimento diagnostico, e già iniziamo a pensare alla peggior malattia e a tutti i cambiamenti di vita che dovremo mettere in atto per affrontarla. O ancora, ci convinciamo che il nostro problema più importante, per cui proprio non possiamo trovare pace, è il capo che ha davvero un carattere difficile, il partner che non ci sostiene come vorremmo, il figlio che non studia come dovrebbe… e l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
In altre parole, viviamo come se ci fosse sempre qualcosa da aggiustare: noi stessi, gli altri, l’esistenza intera. E così, nel tentativo di proteggerci da ciò che non ci piace e che ci sembra di non poter controllare, finiamo con il dire o fare cose di cui poi ci pentiamo, non riusciamo a prendere sonno, il corpo mostra il suo dolore e il cuore viene attraversato da stati ansiosi o depressivi che proprio non sembrano volerci lasciare.
Siamo così impegnati a resisterle, che la vita ci è sfuggita.
Vivere consapevolmente è un’altra esperienza. Non c’è nulla che debba accadere per forza. Siamo qui, punto e basta. Un respiro, una foglia che cade, un pensiero, un’auto che passa, il cuore che batte. Non cerchiamo il cambiamento psicologico, non cerchiamo uno stato di beatitudine, non cerchiamo di essere più concentrati, non cerchiamo nemmeno di essere più calmi o più rilassati. La trasformazione interiore, uno stato di maggiore benessere psicofisico, sentirci più concentrati, tranquilli, creativi e produttivi, sono tutte cose che potrebbero accadere.
Ma la pratica non ha a che vedere con il cercare dei risultati. La pratica riguarda l’essere umano che medita.
E la possibilità, presente in ognuno di noi, di fare amicizia con noi stessi così come siamo, e con la realtà così com’è. Allendandoci a stare in questo momento, senza fuggire e senza attaccarlo, scopriamo che non dobbiamo liberarci di niente, e che possiamo stare con tutto. Soprattutto, iniziamo a vedere che, se smettiamo di difenderci, c’è qualcosa di cui, finalmente, possiamo fidarci: che la nostra vita è così com’è, e non vi è dubbio su questo, che in qualche modo cambierà, possiamo esserne certi, e che, qualsiasi cosa accada, abbiamo in noi tutte le risorse per affrontarla.
Buona pratica.