Chi di voi mi segue sulla pagina Facebook di Semplicemente Mindfulness, o su Twitter, sa che da qualche tempo mi sto divertendo con la possibilità di comunicare con voi in video. Oggi siamo al terzo esperimento, e vi confesso che non vedo l’ora di condividerlo, perché la pratica di questa settimana sfida uno dei nostri preconcetti più radicati, cioè che per essere felici dobbiamo per forza fare qualcosa di pazzescamente bello, divertente o quantomeno piacevole.
Lo studio che cito, di cui vi leggo le istruzioni, è stato riportato dal Time qualche settimana fa e gli innamorati della scienza potranno trovare l’abstract su Mindfulness.
Ma al di là di qualsiasi invito alla lettura, vi consiglio caldamente di provare.
Lavando i piatti consapevolmente per qualche giorno, potreste scoprire che la felicità non consiste è nello spostare ogni giorno l’asticella più in là rispetto a ciò che dobbiamo ottenere per stare bene, ma nel coltivare la possibilità di essere pienamente ed esattamente dove siamo, apprezzando il miracolo dell’essere vivi.
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D’Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l’Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l’India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle. Da qualche anno vivo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero.
Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l’Asia. A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una decina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.
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