E’ primavera ed è tutto molto bello: l’aria è fresca, la natura spinge, il sole sorride, le donne iniziano a mostrarsi nel loro splendore… però forse in questa stagione soffrite anche un po’ di insonnia, con il risultato che di giorno vi sentite più affaticati del solito e magari in preda a qualche lieve e non troppo gradevole sbalzo di umore.
Se siete fra i malcapitati, sappiate che la vostra difficoltà ad addormentarvi non è dovuta (solo) all’improvviso mostrarsi della pelle e dei corpi delle splendide donne in questione, ma anche al fatto che, con l’aumentare delle ore di luce, il nostro cervello diminuisce la produzione della melatonina, l’ormone che ci aiuta a dormire. E’ quindi normale sentirci un po’ come se avessimo appena cambiato fuso orario dopo un viaggio aereo.
Oggi Nicoletta e Gabriele mi hanno chiamata durante Password per chiedermi un paio di suggerimenti in proposito. E anche se capisco di essere decisamente di parte, mi sento di dirvi che hanno fatto bene. Perché praticare mindfulness può essere un toccasana per chiunque soffra di insonnia, non solo in questo periodo dell’anno. Davvero, non lo dico per partito preso ma con dati scientifici alla mano, riportati anche sul Time proprio lo scorso febbraio. In ogni caso, provate a seguire per una settimana le indicazioni che ho dato oggi a tutti gli ascoltatori di RTL 102.5. Poi, se volete, fatemi sapere come è andata.
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D'Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l'Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l'India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle.
Da qualche anno lavoro e amo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero. Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l'Asia.
A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una quindicina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.