Sono solo pensieri
Benvenuto nella seconda puntata dello Speciale sulle Emozioni Difficili.
Nella prima puntata (“Che cosa sta succedendo adesso?”), ti ho invitato a guardare i pensieri in quanto tali: fenomeni che sorgono nello spazio della consapevolezza senza che per questo debbano essere considerati delle verità assolute.
Forse ti sembrerà strana l’idea che i tuoi pensieri non siano necessariamente veri o, ancor di più, che non sei i tuoi pensieri. Eppure, anche se da secoli in Occidente ci identifichiamo con i pensieri, siamo più vasti di così. Siamo mente, cuore, corpo… e se vogliamo attingere alla qualità creativa del pensiero, quella che ci rende liberi e felici e si riverbera in modo positivo anche sugli altri, conviene ricordarlo.
La meditazione aiuta moltissimo a vedere i pensieri in quanto tali. Quando ci alleniamo a portare l’attenzione verso un oggetto, ad accorgerci che la mente vaga, e a riportarla su quell’oggetto, finiamo inevitabilmente con l’accorgerci c’è una parte di noi che pensa – e che a volte si agita- ed una che osserva, capace di saggezza, coraggio e gentilezza impensabili.
Posso vederlo come il mio percorso?
La seconda domanda da porci quando ci troviamo alle prese con un’emozione difficile è: posso vedere questo momento come il mio percorso?
Lo so, in certi casi rispondere sinceramente “Sì!” a questa domanda è tutt’altro che facile: ci sono situazioni che vorremmo non incontrare mai, nè per noi, nè per chi amiamo, per non parlare di tutte le infinite piccole e ripetute irritazioni con cui abbiamo a che fare ogni giorno e di cui volentieri, se ci fosse la bacchetta magica, ci libereremmo in un istante.
Ma la bacchetta magica non esiste. Non quella che cambia la realtà a nostro gradimento. Esiste però la possibilità di iniziare a vedere – anche questo è un aspetto che si chiarisce molto con la meditazione- che più resistiamo alle cose così come sono, più un dolore passeggero si trasforma in una sofferenza più lunga. A volte, può durare una vita. E non è necessario.
Affrontare le difficoltà è una questione di atteggiamento
Insomma, come forse avrai già sentito dire altrove, è una questione di atteggiamento. Vedere ogni momento come il nostro percorso vuol dire ricordarci che siamo esattamente dove dovremmo essere, per la semplice ragione che ci siamo. Siamo lì. O meglio: qui. A partire da questo riconoscimento così ovvio ma per nulla banale, possiamo chiederci con quale spirito vogliamo vivere ciò che stiamo incontrando, in un percorso dove il viaggio e la direzione contano molto più della destinazione e del risultato, che non sono, in fondo, mai garantiti.
Poter rispondere “Sì!” a questa domanda, accogliendo anche le nostre resistenze, vuol dire aprire la mente e il cuore a ciò che il mondo ha da offrirci, lasciando andare le nostre convinzioni limitanti su chi pensiamo di essere e su ciò che pensiamo di potere affrontare.
La nostra vera natura è qualcosa di molto più vasto di quanto spesso tendiamo a credere.
Buona pratica
Questa domanda mi pare interessante, ma mi chiedo: e se la risposta fosse “no”?
Se la negatività dell’emozione derivasse proprio dalla nostra consapevolezza del fatto che stiamo percorrendo una strada che non ci appartiene, che ci è estranea, ma che non possiamo abbandonare senza vivere una serie di conseguenze negative che vogliamo evitare? Certo, non ci può essere la situazione perfetta, ma il disagio resta.
L’idea di stare con le cose mi affascina, ma continuo a trovare difficile individuare il confine tra accettazione e rassegnazione, tra non agire e subire. Un conto è quando le cose non possono essere modificate, ma quando esiste la possibilità di modificarle e noi non lo facciamo per evitare una serie di effetti boomerang pesanti… Mi pare di metterme in una condizione di passività. ll dubbio tra agire e non agire determina uno stato di stallo. Vediamo se le altre domande indicheranno qualche direzione d’azione…
Ciao Linda!
Grazie per il tuo commento. Mi sembra che tutto quello che scrivi sia legittimo e sensato, e l’esperienza mi dice che è probabile che tu abbia dato voce ai pensieri di altre persone che hanno letto questo post.
Stare con le cose così come sono non significa subirle, né negare ciò che proviamo, che certamente è un segnale prezioso e va accolto con grande attenzione e gentilezza.
Stare con le cose così come sono significa farci coraggio e renderci disponibili a fermarci per vedere con maggiore chiarezza, per poi scegliere consapevolmente una direzione che possa permetterci di vivere la nostra vita con maggiore agio e libertà, tenendo conto del non sempre facile equilibrio fra l’essere gentili con noi stessi e l’esserlo con il mondo che ci circonda.
In quest’ottica, chiederci se possiamo vedere questo momento come il nostro percorso non è un invito alla passività e alla rassegnazione, ma a ricordarci che anche il momento apparentemente più difficile può essere ricco di insegnamenti preziosi se ci concediamo di guardarlo lasciando andare l’aspettativa che le cose debbano andare necessariamente come noi riteniamo auspicabile o giusto. Tanto per intenderci, se impieghi quasi o tutte le tue energie a resistere ad un’esperienza, te ne resteranno ben poche per osservarla in una prospettiva più ampia e trovare soluzioni creative.
Che tu possa stare con le cose così come sono, dare dignità a ciò che senti e agire consapevolmente.
Lo so, è il lavoro di una vita.
“Che tu possa stare con le cose così come sono, dare dignità a ciò che senti e agire consapevolmente.” E ‘ un bellissimo augurio, che faccio anche mio 🙂 …grazie!