Anche per gli esperti può essere difficile rimanere aggiornati sui continui avanzamenti nel campo della ricerca sulla minfulness.
Per fortuna ci ha pensato David S. Black del Mindfulness Awareness Research Center di UCLA, che cura la newsletter della Mindfulness Research Guide.
Comprende articoli che misurano l’efficacia di diversi interventi mindfulness based, altri che ne esplorano i meccanismi, altri ancora dedicati alla metodologia della ricerca, infine meta-analisi e trials.
Le star del mese di luglio sono: uno studio di Baer et al. che sembra confermare che è proprio la mindfulness (e non altri fattori) l’ingrediente fondamentale nel ridurre lo stress nel programma MBSR; uno studio di Murphy at al. su un campione di studentesse universitarie, che indica come quelle con un più alto livello di mindfulness all’inizio dell’anno accademico (misurato con la MAAS-Mindfulness Awareness Attention Scale) sono anche quelle più capaci di scegliere comportamenti sani, mostrando condizioni fisiche migliori a fine trimestre; uno studio di Paolini et al. su un gruppo di adulti obesi e sedentari che indica che quelli con livelli di mindfulness più bassi (sempre secondo la MAAS) sono anche quelli che fanno più fatica a lasciare andare la preoccupazione per il cibo.
Se avete l’animo dello scienziato, iscrivervi potrebbe essere una buona idea.

Autore: Carolina Traverso
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici. Sono nata in Costa D'Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l'Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l'India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle.
Da qualche anno lavoro e amo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero. Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l'Asia.
A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una quindicina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava. Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri. Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.