LE SEI ABITUDINI DELLA FELICITA’ CHE VALE LA PENA COLTIVARE, parola della Berkeley University:
1. COLTIVA L’ATTENZIONE
Gli studi dimostrano che le persone che praticano mindfulness hanno un sistema immunitario più forte e minori probabilità di provare sentimenti ostili o ansia
2. TIENTI STRETTI GLI AMICI
Le connessioni che instauriamo con gli altri sono la chiave della felicità. Le ricerche puntano all’importanza della qualità più che della quantità. Dedica tempo alle persone che ti stanno vicine.
3. RINGRAZIA
Le ricerche dimostrano che contare i doni che riceviamo fa straordinariamente bene. L’abitudine di esprimere la propria gratitudine promuove l’ottimismo, migliora la salute, e ci fa sentire più soddisfatti della vita.
4. MUOVITI
L’attività fisica regolare fa bene all’autostima, riduce l’ansia e lo stress, e potrebbe essere in assoluto lo shot di felicità più efficace che abbiamo a disposizione.
5. LASCIA ANDARE IL RISENTIMENTO
Quando perdoniamo le persone che ci hanno fatto del male, ci sentiamo meglio con noi stessi, proviamo più emozioni positive, e ci sentiamo più vicini agli altri.
6. SII GENTILE
Essere gentili con gli altri ci fa stare bene. Gli atti altruistici attivano nel cervello gli stessi centri che si attivano per il cibo e per il sesso.
Sì, avete letto bene.

Autore: Carolina Traverso
Mi chiamo Carolina Traverso, Caro per gli amici.
Sono nata in Costa D’Avorio da madre belga e padre Italiano. Sono cresciuta prevalentemente in Italia, ma ho vissuto anche in Iran prima della scuola materna, a Londra dopo l’Università e, sulla strada per tornare a casa, ho attraversato da sola per un anno l’India e il Sud Est Asiatico con uno zaino sulle spalle.
Da qualche anno lavoro e amo a Milano insieme a Iago, il mio pastore svizzero.
Le mie esplorazioni intorno alla meditazione sono iniziate quando avevo diciassette anni, per curiosità, e sono proseguite, dopo i venti, tra Londra e l’Asia.
A voler essere sincera, mi sembrava di riuscire a cogliere solo in parte ciò che i miei insegnanti provavano a trasmettermi, ma sentivo che la pratica mi faceva stare bene e questo mi è bastato per farvi ritorno, nel tempo, sempre più spesso.
Ho sentito per la prima volta parlare di mindfulness una decina di anni fa, durante un ritiro di yoga a Goa, da una collega svedese che la insegnava.
Desiderosa di approfondire, ho scoperto il lavoro di Jon Kabat-Zinn, me ne sono innamorata per il calore umano e il rigore scientifico, e in poco tempo mi sono formata come insegnante di mindfulness.
Da allora, sul mio percorso, ho incontrato centinaia di allievi e altrettanti maestri.
Poter praticare e insegnare mindfulness, integrandola anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, mi fa sentire enormemente fortunata. È un dono immenso di cui non posso più fare a meno.