“La maggior parte dei progetti che mettiamo in campo per cambiare noi stessi e gli altri sono progetti di interior design per una prigione. Una pratica meditativa, veramente, ha a che vedere con il rompere le sbarre” ~ John Tarrant
Avete mai visto un criceto in gabbia che corre nella ruota? Vi siete mai sentiti come uno di loro? Faccio riferimento a quella sensazione di essere là dove non si vorrebbe, prigionieri della propria vita, ingabbiati nelle solite abitudini, stanchi senza bene sapere il perché, incapaci di trovare pace anche quando si può riposare.
Se la risposta è sì, è probabile che la vostra gabbia sia mentale. E’ presumibile, cioè, che siate intrappolati in un film, la cui pellicola si sviluppa a partire dalle vostre riserve a vivere la vita. Voi credete che sia colpa della vita: ce n’è sempre una, è sempre la solita storia, nulla va come dovrebbe andare. Ma la verità è che state resistendo alla vita.
Intendo dire che è probabile che siate convinti che ci sia un verso giusto e uno sbagliato, e che il primo debba corrispondere con ciò che vi aspettate. Credete che le cose debbano essere in un modo o in un altro, e non così come sono, e senza accorgervene le ricoprite di una valanga di giudizi che non solo ne ostacola il naturale fluire, ma finisce con il paralizzare anche voi.
Invece di vivere la vita, siete impegnati a dividerla. Versi giusti, versi sbagliati. Va bene, non va bene. Va bene se ciò che sta accadendo vi piace, non va bene se non vi piace. Vi sentite sicuri se voi stessi e gli altri vi comportate come chi dovreste essere, i perfetti protagonisti del vostro film. Spaventati, e forse anche un po’ arrabbiati, quando si devia dal copione e si diventa persone vere, imperfette, vulnerabili.
Impegnati come siete a correggere voi stessi, gli altri e quello che accade, vi arrovellate nella matassa dei vostri pensieri senza riuscire a trovarne il bandolo.
Che fatica, vero?
Se vi siete almeno in parte riconosciuti in questa descrizione, non necessariamente come se fosse il vostro funzionamento abituale, ma come un meccanismo in cui ogni tanto vi ritrovate intrappolati, benvenuti su questo blog: parla agli esseri umani. Che, in quanto tali, sono anche capaci di operare delle scelte.
Per esempio. Se decidessimo di smetterla di credere che la vita ebba sempre andare secondo i nostril termini? Se la piantassimo di chiedere a noi, agli altri, a tutto, di essere in un particolare modo? Se iniziassimo ad aprirci all’idea che in ogni momento c’è la possibilità di imparare qualcosa, anche quando non ci piace o ci fa soffrire? Se ci lasciassimo anche un po’ portare dalla vita così come si svolge, invece che pensare che dobbiamo assolutamente sorvegliare, correggere, manipolare?
Non varrebbe piuttosto la pena iniziare a rompere le sbarre dei nostri giudizi e delle nostre paure, e aprirci al fluire delle cose così come sono? Scomode, imperfette, deludenti, sorprendenti, sconvolgenti, meravigliose, vere?
Mindfulness, per me, è anche questo: un modo per rilassarci nella vita e per entrarci davvero. E per scoprire che, forse, non sapere è l’esperienza più intima.
La vita è un continuo imprevisto e il giudizio è il boia che ci frust(r)a ogni giorno se non sappiamo accettare, lottare, cambiare. Ma non è sempre facile liberarsi dalla prigione, perchè le sbarre invisibili sono difficili da tagliare. Alle volte bisogna prendere il coraggio di buttarsi tutto dietro le spalle, alle volte bisogna avere il coraggio di impegnarsi in qualcosa. Ma la domanda è sempre “quale è il confine?”, quali sono le sbarre e le catene e quali invece i robusti appoggi della nostra esistenza? La vita sembra essere un continuo evolvere fra cambiare noi, cambiare il mondo, equilibrare questi due cambiamenti. Cambiare troppo noi stessi significa perderci (e renderci infelici), pretendere solo cambiamenti esterni è impossibile e significa irrigidirci ( e renderci infelici); allora riarmonizzare questi due aspetti diviene essenziale, trovarne l’equilibrio per non diventare “inconsistenti” o “rigidi”.
E questa evoluzione alle volte necessita di salti nel buio, altre volte di salti della fede.
Trovo che all fine è importante vivere nell hic et nunc, qui ed ora senza giudicare; senza fare previsioni “se faccio così sarò sicuramente felice/infelice”, ma sentire intimamente come si sta, e riappropriarsi dell’inesorabile minuto.